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28 Gennaio 2016

Una eTwinner italiana in lizza per il “Nobel” degli insegnanti, intervista a Barbara Riccardi

La docente dell’Istituto Comprensivo “Frignani” di Spinaceto (Roma) è tra i 50 finalisti del prestigioso Global Teacher Prize: "Lavorare con eTwinning è stato fondamentale per questo risultato"

di Lorenzo Mentuccia

C’è anche una eTwinner italiana tra i cinquanta finalisti del Global Teacher Prize 2016, il “Premio Nobel” degli insegnanti ideato da alcuni anni dalla Varkey Foundation “per sostenere l’importanza e il prestigio della professione”, la cui cerimonia finale si terrà a Dubai a marzo con in palio ben un milione di dollari. Si tratta di Barbara Riccardi, docente dell’Istituto Comprensivo “Frignani” di Spinaceto (Roma) ed è l’unica docente italiana ancora in lizza per il prestigioso riconoscimento internazionale. Le abbiamo fatto qualche domanda, per capire meglio se e come il lavoro con eTwinning l’abbia aiutata per raggiungere questo importante risultato.

Salve Barbara, intanto complimenti per aver raggiunto la fase finale, se lo aspettava?
Assolutamente no. Ho accolto la notizia con stupore, non so chi mi ha candidata e sinceramente non me lo aspettavo proprio.

Nella motivazione per il suo accesso alla finale del Global Teacher Prize si legge “per la sua capacità nel creare legami tra studenti di diverse culture e Paesi, attraverso programmi di scambio e progetti di inclusione”, tra questi che ruolo ha giocato eTwinning?
L’esperienza eTwinning mi ha trasmesso la consapevolezza del valore, della qualità formativa e del successo di “fare rete” e l’importanza di creare relazioni in partenariato con altri paesi: questo rende noi docenti e i nostri alunni soggetti aperti e pensanti nel relazionarci e nel renderci autonomi.  riccrdi etwIl mio entusiasmo verso eTwinning nasce dalla mia esperienza personale, avendo frequentato campi scuola già all’età di 10anni in Svizzera con ragazzi da tutto il mondo. Questo mi ha portato a trasmettere ai ragazzi la passione per una visione globale, di apertura verso l’altro, per superare l’individualismo e “contaminare” sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie.

Può spiegarci meglio questo concetto di “visione globale”, perché ritiene che sia così importante soprattutto a scuola?
E’ un momento di incontro a 360°, uno “sguardo sul mondo” che ha consolidato in me la voglia e l’importanza di proseguire l’esperienza verso l’altro in uno scambio relazionale da diverse angolazioni, uno sguardo che elimina frontiere decontestualizzando le singole realtà per ispirarsi ad un nuovo contesto, puntando sulle competenze e le abilità di ognuno per la realizzazione di una didattica attiva e in movimento, non più statica dietro un cattedra, ma orientata all’altro. Un “Io” che diventa un grande “Noi” in relazione, questo è per me l’opportunità che offre eTwinning.

Opportunità che porta tuttavia ad un cambiamento, ad un’innovazione inevitabile della didattica tradizionale, cosa ne pensa?
Sono assolutamente d’accordo, un cambiamento che va verso una didattica inclusiva nel rispetto delle diversità, nel valorizzare le esperienze e le conoscenze, favorire l’esplorazione, incoraggiare l’apprendimento collettivo per superare la frammentarietà delle discipline ed integrarle in laboratori multidisciplinari. L’alfabetizzazione culturale e sociale attraverso le nuove tecnologie diventa il luogo dove i ragazzi possono esprimersi attraverso il linguaggio a loro più comune in quanto nativi digitali, quello multimediale.

Esiste un progetto eTwinning si sente di ricordare sulla base dei risultati ottenuti nei ragazzi?
Sì, il progetto “Italia Francia 2:2” tra la mia scuola a Spinaceto e l’Ecolé 28 rue S. Jacques di Parigi. Si tratta di uno scambio culturale formativo frutto di una collaborazione su più anni, che ha l’obiettivo di far acquisire consapevolezza, scioltezza e autonomia nell’approccio verso l’altro, in modo cooperativo utilizzando modalità strategiche accattivanti come gli strumenti informatici e l’aspetto ludico e sportivo. I ragazzi sono diventati gli attori principali del loro percorso formativo e culturale e l’importanza dello studio delle lingue per poter tessere una comunicazione immediata con i partner è divento lo stimolo, lo strumento per imparare e anche gli studenti più svogliati alla fine si sono impegnati proprio perché motivati e divertiti nell’approcciare in modo diverso, no sui soliti banchi, ma direttamente in campo, mettendosi in gioco confrontandosi fra pari. Devo dire che le attività hanno prodotto grandi risultati in termini di apprendimento.

Esiste un presupposto generale di base di un buon progetto eTwinning secondo lei?
Credo che la cosa fondamentale sia l’inclusione di tutti gli attori “vicini” ai ragazzi nel progetto. Penso che i progetti con impatto maggiore sono quelli che sfruttano un’alleanza scuola/famiglia attivatori degli stessi obiettivi e soprattutto se tutti gli operatori scolastici, in primis il Dirigente Scolastico è un eTwinning ricercatore e innovatore che insieme attiva modalità e strategie di azione verso l’altro, come la nostra Serenella Presutti, grande professionista imprenditrice scolasticamente ed umanamente.

La ringraziamo per il tempo, facendole un grande in bocca al lupo e complimenti ancora. Un’ultima battuta, come vede la scuola di domani?
Vedo una scuola sempre più un grande laboratorio didattico che motivi i nostri ragazzi, per creare un società futura pensante e aperta, fondata sul dialogo tra culture diverse. Grazie a voi, crepi il lupo e viva eTwinning!

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